L’esistenza di un edificio di culto a Vendoglio risale senz’altro ad epoca molto antica. Lo suggerisce l’intitolazione a San Michele Arcangelo, caro ai Longobardi che ne avevano una particolare venerazione, tanto da proclamarlo protettore della loro monarchia.
Le chiese dedicate al santo sono due. La più antica, sconsacrata, gravemente lesionata dal terremoto e tuttora in corso di restauro, è un semplice edificio del XIV secolo a navata unica, con tetto ligneo a capanna e coro quadrato lievemente rialzato, sulla cui parete di fondo e sulla volta di copertura sono stati rinvenuti affreschi di Gian Paolo Thanner (1555), come pure nella lunetta sopra la porta laterale sinistra. La navata venne prolungata nel 1843 e conclusa da una facciata a quattro lesene e timpano triangolare, sulla quale è stato rimontato il preesistente portale lapideo, elegante opera di Domenico da Tarcento (1574). La chiesa è stata costruita su un terrapieno di forma ovale, decisamente rialzato rispetto al piano stradale e sostenuto da una muraglia in pietrame che sui lati ovest e sud si eleva di parecchi metri sul piano di campagna: si tratta con ogni probabilità del luogo dove sorgeva il castello medievale di Vendoglio, citato in numerosi documenti antichi e i cui resti erano ancora visibili nell’Ottocento. A conferma di ciò, l’adiacente torre campanaria, eretta tra il 1763 e il 1772, appare fondata su un basamento preesistente, non allineato alla facciata della chiesa, formato da grosse pietre squadrate con interposti sottili mattoni che alcuni studiosi hanno voluto attribuire ad epoca tardoantica: potrebbe trattarsi dell’antico mastio o, addirittura, dei resti di una torre di avvistamento eretta a guardia della via romana proveniente da Iulia Concordia e diretta al Norico, che transitava nelle vicinanze.
La nuova chiesa parrocchiale è stata fondata nel 1909, su progetto di don Angelo Noacco, parroco di Cassacco, architetto e autore di decine di progetti di chiese in Friuli (es. duomo di S. Stefano di Buja) e consacrata nel 1938. Costruita in stile neogotico su un’imponente sostruzione che sul fronte principale si articola in due rampe di scale che dal livello della piazza salgono al sagrato, ha facciata a salienti coronata da tabernacoli a guglia, protiro e rosone centrali. All’interno tre navate divise da colonne archivoltate in marmo rosso di Verona. Sotto un’arcata della navata sinistra sono stati trasferiti gli affreschi del Thanner staccati dalla parete di fondo della vecchia parrocchiale e opportunamente restaurati (Crocifissione, Teoria di apostoli). La pala secentesca sulla controfacciata con la Madonna con Bambino in gloria tra i Ss. Giorgio, Michele e Rocco proviene anch’essa dalla vecchia parrocchiale, come pure l’acquasantiera in marmo nero. All’esterno, sopra il protiro, bella statua di pietra di San Michele che trafigge il demonio. Nelle lunette dei portali si trovano mosaici eseguiti dalla Scuola Mosaicisti di Spilimbergo su disegno di Fred Pittino.
Il sisma del 1976 ha messo a dura prova le esili strutture neogotiche della chiesa, tanto da richiedere in sede di restauro l’abbassamento della navata centrale, originariamente coperta da volte a crociera ed ora da un semplice tetto a capriate, alla quota di quelle laterali, con la conseguente perdita delle finestre del claristorio e profonda alterazione dell’integrità dell’organismo edilizio originario.
Non lontano dai due edifici ecclesiastici sorgeva l’antica casa canonica di Vendoglio, che si raggiungeva direttamente dalla piazza del paese percorrendo la ripida stradina ancora oggi esistente chiamata “via della Canonica”. Si trattava di un fabbricato con pianta ad “L” che occupava i lati nord ed ovest di un ampio cortile, a sua volta separato dalla strada, l’attuale via Gallerio, da un alto muro di cinta. La caratteristica architettonica più notevole era costituita dalla facciata interna del corpo nord, impreziosita da due ampie logge ad archi ribassati su pilastri, molto simile per fattura e proporzioni a quella delle case “De Giorge” e “Ponta” della frazione di Zeglianutto, che singolarmente riprendono motivi delle abitazioni padronali della pedemontana friulana, piuttosto che di quelle rurali della zona collinare, caratterizzate invece da ballatoi e scale di legno. Nell’Ottocento ospitò come parroco il prete e poeta don Gio Batta Gallerio, il famoso cantore della sisile ed è stata rimpiazzata dopo la sua demolizione, forse affrettata, da un edificio moderno ora adibito a centro polifunzionale.